Equo compenso: cos'è

 L'equo compenso è la remunerazione adeguata alla qualità (e alla quantità) del lavoro di un professionista. Il disegno di legge di aprile, in pratica, in 13 articoli, punta non solo ad aggiornare i tariffari degli ordini professionali, ma anche a disciplinare i compensi dei senza albo, professionisti che prestano la propria opera in assenza, dunque, di riferimenti economici.

La disposizione risponde a due esigenze:
 

  • tutelare il lavoro dei professionisti, assicurando loro una giusta remunerazione
  • impedire casi di concorrenza sleale tra colleghi, ovvero evitare che, per le stesse prestazioni, vengano proposti onorari allettanti per i committenti ma eccessivamente ribassati.

 

Equo compenso: chi riguarda?

Il ddl sull'equo compenso regolamenta le remunerazioni di tutte le professioni, siano esse riferibili a un albo professionale oppure no, con un'unica grande eccezione: gli agenti di riscossione.

In particolare, la disposizione detta i requisiti delle prestazioni offerte dai liberi professionisti a:

                    • pubbliche amministrazioni
                    • società partecipate dallo Stato
                    • banche
                    • assicurazioni
                    • società con oltre 50 dipendenti
                    • aziende che hanno un fatturato di più di 10 milioni di euro.


Obiettivo: tutelare i contratti e i parametri delle prestazioni professionali. Sotto la lente finiscono le clausole degli accordi, che risulterano nulle nel caso in cui:

• non rispondano ai principi di equo compenso stabiliti dal ddl
• non tengano conto dei costi sostenuti dal professionista
• siano inferiori ai minimi stabiliti dalla disposizione
• non prevedano la possibilità, per chi presta l'opera, di chiedere un acconto in qualità di fondo spese, ovvero impongano al professionista di anticipare dei costi
• prevedano la facoltà del committente di modificare gli accordi in maniera unilaterale, ossia senza il consenso per iscritto del professionista
• impongano al prestatore dell'opera di rinunciare al rimborso delle spese sostenute per compiere il lavoro
• non prevedano l'obbligo di fatturazione
• indichino come data di pagamento della fattura un termine superiore a 60 giorni
• impongano al prestatore dell'opera di utilizzare beni (software) o servizi (ad esempio, consulenze) pagandole di tasca propria.

Nel caso degli avvocati, il contratto con i clienti dovrà prevedere un compenso minimo, ma l'onorario potrà essere ritoccato nel caso in cui il giudice liquidi spese legali per un importo superiore a quello previsto.

 

Equo compenso: la tutela

I professionisti che ravvisino contratti iniqui potranno, secondo quanto stabilito dalla legge, rivolgersi ai Tribunali di competenza (che dovranno essere indicati e specificati in sede contrattuale), per vedersi riconosciuti i propri diritti. I giudici, a questo punto, dopo un esame di conguità, stabiliranno la penale a carico dei committenti, che potrà arrivare fino al doppio della differenza tra il compenso versato e quello dovuto.

 

I controlli degli ordini professionali

Il ddl sull'equo compenso impone gli ordini professionali di attivarsi per effettuare controlli capillari sui contratti degli iscritti, per evitare casi di concorrenza sleale. I professionisti, dunque, che non si atterranno alle regole fissate dalla disposizione, rischiano di vedersi radiati per giusta causa, senza possibilità di appello.

 


Equo compenso: il tavolo di confronto

Sebbene sia legge da maggio 2023, il ddl sull'equo compenso manca ancora della sua parte pratica. Per stabilire le modalità della sua applicazione, il Mimit (Ministero delle imprese e del made in Italy) ha aperto un tavolo di confronto, che riunisce Abi (Associazione banche italiane), Ania (associazione nazionale istituti assicurativi), Assonime (Associazione fra le Società per azioni italiane), Confindustria e Confcooperative. L'incontro che avrebbe dovuto tenersi il 12 settembre è slittato, proprio su richiesta del dicastero, che ha ritenuto di dover allargare il confronto anche ad altri soggetti coinvolti.

Il rinvio, arrivato a poche ore dal d-day, si spiega con la richiesta di ProfessioItaliane di prendere parte al tavolo.

 

L'operazione parametri è in ritardo

Secondo il ddl sull'equo compenso (art. 1) entro 60 giorni dall'approvazione della disposizione, ovvero non oltre il 19 luglio avrebbero dovuto essere definiti i parametri di applicazione. Se la legge è approvata, mancano ancor i criteri di applicazione, per cui, di fatto, il caos vige sovrano. 
Ad occuparsene sarà proprio il Mimit, che concorderà le procedure con le controparti coinvolte. Il primo incontro si è tenuto solo il 5 settembre e ha riguardato i senza albo, per i quali è stato stabilito di utilizzare un criterio a tempo, in assenza di tariffari definiti da un ordine professionale.
Il secondo incontro, invece, non ha ancora una data: servirà a definire delle macro aree sulle quali saranno, poi, chiamate a esprimersi le associazioni delle categorie. Gli inviti del Mimit, però, erano stati estesi solo a quelle che rappresentano i possibili committenti, mentre mancava una rappresentanza dei professionisti. Di qui la richiesta (accolta) di ProfessioItaliane.